Formazione, gamification, game design: faccende serie, come un gioco

3 Lug, 2021 | Metodi e strumenti

“Questo è il vero segreto della vita: essere completamente impegnato con quello che si sta facendo qui e ora. E invece di chiamarlo lavoro, rendersi conto che è un gioco”. [Alan W. Watt]

Cos’è la gamification e dove si usa

Negli anni ho lavorato spesso nella formazione aziendale, con team dedicati alla a preparazione di corsi – in aula o e-learning. Ho realizzato grafiche per materiale formativo standard, come slide, illustrazioni, infografiche… ma anche molto – e qui viene il bello – materiale per attività ludiche, sia virtuali sia d’aula.

Il gioco è un’attività universale e senza tempo. Lo sai che il Senet, un gioco da tavolo antenato del Backgammon, risale al 3000 a.c.?! Ne sono stati ritrovati dei reperti nelle tombe dei faraoni. E le bocce? Ci portiamo in spiaggia un gioco nato intorno al 6000 a.c. (!), presumibilmente nella città neolitica di Catal Huyukin, nell’attuale Turchia.

La Gamification può essere definita come l’arte di “Trasformare in gioco” delle attività di apprendimento; trasmettere informazioni e condividere esperienze significative e memorabili attraverso il gioco e le sue dinamiche.

Non viene usata solo nella formazione aziendale, ma anche ampiamente nel marketing, nel recruitment (pensa ad esempio ai giochi di ruolo nei colloqui di lavoro e a quanto una situazione di gioco possa fare emergere molto meglio aspetti attitudinali, professionali e caratteriali rispetto a un semplice curriculum…). Talvolta troviamo la Gamification in ambito sanitario, con applicazioni legate alla riabilitazione fisica o cognitiva, ma anche alla prevenzione e alla divulgazione. O ancora, in campagne di sensibilizzazione in ambito di sostenibilità o tematiche sociali; o nell’educazione all’utilizzo di un software… insomma, la Gamification si può applicare potenzialmente ad ogni ambito che comporti un processo di apprendimento.

Ma come mai “buttarla in gioco” è così efficace per imparare?

I magnifici 8

“Dove si trova nel mondo reale quella sensazione di essere davvero vivi, concentrati e impegnati che si prova invece quando si gioca? Dove si trova il senso di forza, di tensione eroica verso un obiettivo, di comunità?”.

Il gioco ha il potere di risvegliare, incanalare e soddisfare alcuni bisogni fondamentali dell’uomo, istinti che nella realtà spesso restano inappagati.

Yu Kai Chou, un pioniere e teorizzatore della gamification ha individuato 8 principi chiave, istinti primordiali dell’uomo che nel gioco vengono vissuti e soddisfatti:

  1. Il senso epico, la chiamata a una missione: ovvero lo scopo del gioco, l’obiettivo, lo storytelling.
  2. La tensione verso il progresso e lo sviluppo individuale: espresso con l’avanzamento, come il sistema di livelli, ad esempio.
  3. Bisogno di autoespressione: soddisfatto con la ricerca e l’utilizzo di strategie e soluzioni creative per affrontare le sfide e raggiungere gli obiettivi.
  4. Possesso: più si ottiene, più si vuole ottenere: punti, vite, soldi….
  5. Relazionalità, che si manifesta in molti modi: attraverso la competizione, il confronto, la collaborazione, le alleanze.
  6. Scarsità e impazienza: pensa ad esempio ai conti alla rovescia, ai momenti in cui il sistema di gioco offre la possibilità di cogliere vantaggi e premi.
  7. Imprevedibilità: quell’adrenalina nei confronti della sorte del gioco, in base alle proprie abilità, ma anche ai dadi, alle sfide nascoste, ai bonus.
  8. Paura della perdita: vale a dire, quell’emozione che ci spinge a cercare di evitare la sconfitta, e la perdita di tutto ciò per cui abbiamo lottato e che ci siamo conquistati.

Risvegliando questi istinti, il gioco è in grado di suscitare il coinvolgimento, creando un ambiente di apprendimento attivo e partecipe, agendo in modo incisivo sulla memoria e sulle performance dei lavoratori (nel caso della formazione aziendale) o degli utenti coinvolti.

Inoltre, che dire del nostro stile di vita? Siamo tutti, quotidianamente, giocatori. Smartphone, app, social network, il marketing, utilizzano in continuazione dinamiche ludiche, facendo leva sui nostri istinti. E senza accorgercene (o quasi) ci ritroviamo in un mondo in cui gioco e finzione si intersecano continuamente con la realtà. Il gioco non è più solo un’esperienza da bambini, immersiva, circoscritta nello spazio e nel tempo, ma è senza distinzione una “cosa da adulti”, di qualunque età e genere, ubiqua (si gioca ovunque e in qualsiasi momento), sociale.

Il game design

Il Game Design è, in prima battuta, la progettazione del funzionamento di un gioco. La creazione dell’impianto narrativo, lo storyboard, le meccaniche di gioco, le regole.

A seguire, il design passa a me, al grafico, facendosi progettazione estetica e funzionale delle interfacce di gioco, che siano virtuali o fisiche, ai fini educativi, di sperimentazione o di intrattenimento.
Il Game Design, dal mio punto di vista, è la progettazione dell’aspetto di un videogioco, un gioco da tavolo, di ruolo, di carte, un corso e-learning, un’app, inclusi lo studio dei personaggi, l’ambientazione, il taglio stilistico.

Insomma, se è vero, come dice F. Shiller, che L’uomo è pienamente tale solo quando gioca, allora non abbiamo vergogna dell’essere adulti e sentiamoci autorizzati senza remore a portare un po’ di gioco anche nel nostro lavoro, a giocare quotidianamente, spudoratamente, e sempre con grande serietà!

Se il tema ti appassiona, ti segnalo un progetto parecchio intrigante a cui ho lavorato l’anno scorso: si chiama DemLoc, è un nuovo e innovativo gioco di ruolo da tavolo fantasy, che integra gioco fisico e virtuale, tramite un’app. È nato dalla mente prolifica di due ragazzi del torinese – titolari della Bonfire Games – che si sono avvalsi delle mani di un illustratore pazzesco, e di un sacco di altri professionisti incredibili. Lo hanno progettato in 5 anni e sta per essere lanciato su Kickstarter. Se il genere ti piace, ti consiglio di seguirlo!
www.demloc.com
Io ne ho curato l’identità di brand, l’impianto grafico della parte fisica, e la direzione artistica iniziale, insieme all’illustratore Germano Garau.

/*link pag. portfolio “Goose”*/ Qui puoi invece vedere una cosa simpatica che ho fatto in ambito di formazione aziendale per la salute e sicurezza sul lavoro, con la Società Studio Buonanno S.r.l.

Fonti citate:

– Jane McGonigal, La realtà in gioco, Ed. Apogeo Education, 2011
– Yu Kai Chou, Actionable Gamification: Beyond Points, Badges and Leaderboards, Ed. Createspace, 2015
– Vincenzo Petruzzelli, Il potere della gamification – Usare il gioco per creare cambiamenti nei comportamenti e nelle performance individuali, Ed. Franco Angeli, 2015

Immagine di copertina:

Reinhold Silbermann da Pixabay

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